Appunti per una Pasqua in uscita
Il Dio in uscita che mi accompagna in questa Pesach duemilasedici ha il sapore del pane fatto in casa e i colori di un orizzonte infinito. Amo gli sconfinamenti, di cielo e di terra, le rotte geografiche dell’anima che mi portano altrove , in altri lidi di suono e silenzio, oppure, chissà, in un altrove in mezzo a una città che vorrei abitare con sguardo altro . I tempi prossimi di risurrezione hanno bisogno, a volte, di conflitti, di parole vere e forse dure, di abbandoni e ritorni, di de-istituzionalizzare il sacro e il profano. Scappo, quindi, a gambe levate da liturgie senza vita e senza spirito, da omelie imbarazzanti, da parroci-re di un impero fattosi solo Tempio che, tra qualche anno, cadrà in pezzi. Scappo da oratori e sagrestie, da una Chiesa baby sitter e da catechismi obbligatori e parrocchie che ancora oggi si sviluppano intorno al modello tridentino, da laici con il capo all’ingiù diventati presto cortigiani del re. Scappo, infin