Laici e presbiteri? C'è ancora molto da fare. Il caso Roma insegna
È inutile che ci giriamo intorno: le famose “primarie” del Vicario di Roma, allargate per volere di papa Francesco anche ai laici, pare proprio che siano state un flop. Difficile attribuire colpe specifiche, se non a un clima un po’ "crepuscolare" che nella città eterna si respira da molti anni. Un clima chiuso, pieno di disincanto e disamore per la città e, di conseguenza, per la comunità ecclesiale. I laici dovrebbero chiedersi come e perché si siano lasciati scappare un’occasione così: dopo tanto parlare e tanti convegni dedicati alla corresponsabilità tra gerarchia e popolo di Dio, questa era, appunto, l’occasione buona per metterla in pratica. È anche vero che il laicato romano vive da anni in una sorta di nascondimento nostalgico (la Roma degli anni del Concilio così viva e creativa, centro di cenacoli teologici, oggi non c’è più, così come il clima che preparò il convegno “i mali di Roma”, le denunce della Caritas diocesana di don Luigi Di Liegro, e le tant