Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Roma-Bologna, andata e ritorno. Chi è Matteo Zuppi

A metà tra papa Giovanni XXIII e Paolo VI, tra quel sorriso sornione tipicamente romano di chi la sa lunga e i poveri che ha sempre amato e abbracciato lungo il rione di Trastevere, Matteo Zuppi entra all’improvviso nell’arcidiocesi di Bologna in un tempo di grandi cambiamenti per la Chiesa italiana e bolognese. Papa Francesco lo voleva a Roma, come suo vicario, ma all’ultimo ha preferito la sede, altrettanto prestigiosa, di Bologna. Ci voleva uno come il vescovo Zuppi, fino a oggi ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma. Esperienza, tatto, attitudine alla mediazione, modi alla Francesco, e tanto amore e amicizia per chi sta peggio. E poi c’è Bologna. Una situazione ecclesiale ed economica difficile. I preti diocesani hanno scritto a Francesco. Ma il punto dolente è la faccenda che fa da contorno alla nomina: e cioè la Faac, la multinazionale dei cancelli elettrici di proprietà della curia di Bologna, che ha chiuso la sede di Bergamo per dislocare in Bulga

E adesso cosa succederà dopo il Sinodo?

E adesso? La domanda nasce spontanea nel reticolato delle parrocchie di tutto il mondo, dove il Sinodo ordinario sulla famiglia appena trascorso sarò costretto a dare risposte pastorali chiare, o almeno, non suscettibili di “arbitraria” dottrina. Già, e adesso? Andiamo al sodo della questione. L’accoglienza pastorale ai divorziati risposati si allontana, elegantemente e democraticamente, dal recinto ristretto della cieca obbedienza dottrinale, come ha detto Enzo Bianchi, per entrare nel campo, intimo e più delicato, della coscienza. Si vedrà, caso per caso. Ma, si domanda qualcuno, non funzionava già così? I preti, di fatto, nella loro maggioranza, non davano già la comunione al “condannato” divorziato risposato?  La relazione finale approvata al Sinodo, nel punto in questione, è chiara: « I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili… La loro partecipazione può e

Sinodo. La chiamata alle armi

La conta impazza nell’aula del Sinodo, malgrado papa Francesco abbia ripetuto con forza che «non siamo in un’aula del Parlamento». Una conta “democratica” che la storia della Chiesa cattolica fino ad adesso ha permesso compiutamente solo nella Cappella Sistina durante lo svolgimento del Conclave. Per il resto, dalle conferenze episcopali ai documenti pastorali fino al Concilio stesso, i “desiderata” si sono dovuti scontrare, e tuttora si scontrano, con meccanismi e burocrazie curiali non proprio inclini a procedure democratiche. Ecco perché la voglia di “voto” e di trasparenza democratica richiesta da alcuni cardinali in questi giorni al Sinodo e trasmessa al papa attraverso un appello, benché legittima, assume i contorni della conta finale, specie se si vanno a vedere i nomi dei firmatari e le loro storie personali, particolarmente prone ai voleri del papa regnante (specie se riferite ai precedenti pontefici). Ha iniziato lo scorso 4 ottobre il card. Ruini sul Corsera . U

Ciao don Mimmo, dolce amico mio. Oggi fai festa con don Tonino

Innamorato di don Tonino Bello. Sì, caro don Mimmo, mio dolcissimo amico, sei stato follemente innamorato del “vescovo degli ultimi” che avevi conosciuto in gioventù quando, da giovane prete, ti aveva nominato rettore del seminario vescovile di Molfetta e poi ti aveva mandato, “su” a Roma, a espletare il servizio come assistente nazionale del Msac, gli studenti di Azione cattolica. E ce lo hai fatto conoscere don Tonino nel migliore dei modi. Ricordo le discussioni quando abbiamo scritto insieme per Rizzoli la sua biografia, "La messa non è finita. Il vangelo scomodo di don Tonino Bello", giusto tre anni fa. E tu sempre a dirmi, ogni giorno, che don Tonino era il vescovo di tutti, di tutto il popolo di Dio, e così dovevamo raccontarlo. E così abbiamo fatto. Fino alla bella notizia recente, quando tu, da vicepostulatore della causa di beatificazione di don Tonino, sei riuscito a concludere la fase diocesana del processo. Recentemente, poi, avevi dedicato un’ulteriore rifl