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Visualizzazione dei post da novembre, 2015

La Chiesa italiana dopo Firenze (3). Le parrocchie invisibili

Articolo pubblicato su VinoNuovo del 21 novembre Una Chiesa inquieta e accidentata. Papa Francesco si rivolge ai sognatori di buona speranza più che ai sagrestani tuttofare, apre le porte al soffio dello spirito che innova le strutture e sa costruire ponti di amicizia e corresponsabilità, dà residenza ai cammini esodali di coloro che hanno sperimentato solitudine ecclesiale. Invita, infine, la comunità dei credenti a innovare con libertà. «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà». Uno dei punti centrali dei "consigli" di papa Francesco a Firenze si racchiudono in queste semplici parole. Più che il "fare", vale l'"essere". Inquieta, accidentata, umile, "

La Chiesa italiana dopo Firenze (2). La generazione inappropriata

Articolo pubblicato su Vino Nuovo di oggi 19 novembre Nel discorso di papa Francesco alla Chiesa italiana riunita a Firenze, alcune attenzioni sono andate all'ossessione del potere, «anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine sociale della Chiesa. I sentimenti di Gesù ci dicono che una Chiesa che pensa a sé stessa e ai propri interessi sarebbe triste». Un passaggio così diretto da parte del papa, anche se franco e paterno, forse la platea stipata nel Duomo non se lo aspettava. Al di là della compostezza dovuta alla liturgia, almeno nello spazio riservato ai giornalisti dove c'era più libertà per scambiarsi qualche opinione immediata, tanti hanno cominciato a chiedersi: riusciranno, oggi, i nostri vescovi, i nostri parroci, a incarnare sul serio quello che il papa sta dicendo loro? Le parole del papa sono poi rimbalzate per tutto il convegno, soprattutto nei luoghi informali, nelle pause pranzo, in sala stampa, nelle vie della citt

La Chiesa italiana dopo Firenze (1). La sinodalità dimezzata

Primo di tre articoli apparso oggi, 17 novembre, sul blog "Vino Nuovo" La Chiesa italiana torna a casa dopo il suo V Convegno ecclesiale nazionale con due certezze evidenti: l’essere stata “travolta”, teologicamente, pastoralmente e spiritualmente, dal discorso di papa Francesco, e dall’aver visto, ancora una volta, quanto il suo corpo vivo, cioè il laicato impegnato, più che le strutture e gli uffici pastorali, sia ancora la risorsa migliore, per qualità umana e dedizione al servizio, sul quale puntare nel prossimo futuro. Al di là di un clima, rispetto ai precedenti Convegni nazionali, certamente operoso e dove tutti i delegati hanno potuto esprimere la propria opinione, mi sembra di poter dire che l’appuntamento decennale della Chiesa italiana abbia risentito e risenta, rispetto agli anni a venire, di almeno tre (s)nodi critici. Cominciamo dal primo. A sentire i relatori delle cinque vie e anche i delegati, l’apprezzamento generale è andato al

Firenze: la Chiesa italiana volta pagina

Da oggi, giorno 10 novembre dell'anno del Signore 2015, la Chiesa italiana volta pagina. Dopo il discorso di Francesco nulla è più come prima, perché nulla può più essere come prima. Elencando quali siano i vizi e i peccati da evitare - in primis l'uso del potere fine a se stesso e l'uso del denaro - papa Francesco si lancia in una dura reprimenda indirizzata alla Chiesa italiana, in particolare rivolta ai pastori, mettendoli in guardia da ciò che li allontana dal Vangelo della buona notizia e allo stesso tempo indicando il percorso migliore, e più semplice, per rimettersi alla sequela di Gesù Cristo: le beatitudini. Parole che sono una condanna definitiva ai recenti trenta anni della Chiesa italiana, dove la Chiesa si è chiusa in un irrigidimento pastorale e politico attorno ai valori negoziabili e a una religione civile pronta alla mediazione con qualsiasi potere di turno pur di ottenere privilegi temporali. Ma, nello stesso tempo, immaginando una Chiesa nuova in cammi

Il discorso di Papa Francesco alla chiesa italiana

Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù Nella cupola di questa bellissima Cattedrale è rappresentato il Giudizio universale. Al centro c’è Gesù, nostra luce. L’iscrizione che si legge all’apice dell’affresco è “ Ecce Homo ”. Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni della passione, perché Lui ha «ha dato sé stesso in riscatto per tutti» ( 1 Tm  2,6). «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» ( Gv  3,17). Nella luce di questo Giudice di misericordia, le nostre ginocchia si piegano in adorazione, e le nostre mani e i nostri piedi si rinvigoriscono. Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo. È