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Visualizzazione dei post da marzo, 2015

A tavola con Dio, in memoria di Pesakh

I candelabri dalle sette fiamme e gli altri lumi sono appena accesi. Per gli ebrei sono il segno del giorno di festa e insieme simbolo della luce che viene da Dio e che deve illuminare la loro vita. È la festa di Pasqua, Pesakh in ebraico, la memoria di quando il Signore Dio d’Israele liberò dalla schiavitù il suo popolo, aprendo per loro un passaggio attraverso le acque del mar Rosso. I preparativi per la cena vanno avanti dal pomeriggio. Le donne sono tutte in cucina. Intingono, assaggiano, odorano, cucinano, e soprattutto parlottano come non mai. Gli uomini sistemano la sala per la cena, preparano il tavolo, apparecchiano, stappano bottiglie di buon vino rosso. Il musico accorda una inaccordabile chitarra “da battaglia” trovata lì, nella Casa San Girolamo a Spello, perché è proprio da qui che inizia il racconto del seder di Pesakh . La musica è sempre l’ultima ruota di scorta nelle nostre tavolate postconciliari, chissà perché. Non ha dignità di alto rango, specie negli strum

E il prossimo Sinodo non è poi così lontano...

L’affondo è arrivato all’improvviso, qualche mese prima del secondo round del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, che si svolgerà nell’ottobre prossimo. A parlare è il cardinale di Monaco Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca e stretto collaboratore di papa Bergoglio come membro del C9, il consiglio dei nove cardinali che lavora alla riforma della Curia e presidente del Consiglio vaticano per l’Economia. Fin troppo chiare, le sue parole: «non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare. La Chiesa tedesca non può essere una filiale di Roma. E se nell’insegnamento si rimane in comunione con la Chiesa, nelle questioni puramente pastorali il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania». Il prossimo Sinodo sulla famiglia, chiamato a fornire risposte pastorali ai problemi delle famiglie, dalla comunione ai divorziati risposati all’accoglienza delle coppie co

La cassaforte di papa Francesco

Tra qualche giorno, se gli accordi tra Vaticano e Stato Italiano riguardo la rimozione del segreto bancario andranno a compimento, i teologi, i pastoralisti e perfino gli esegeti saranno disoccupati per un po'. Perché, al di là di tante riflessioni accademiche e qualche pistolotto nell'omelia domenicale, quello che conta è sotto i nostri occhi: finiti gli intrallazzi tra politica e trafficanti di ogni risma con la potente banca centrale vaticana, cioè lo Ior, pensata oggi sotto il pontificato di Papa Francesco per essere più (e finalmente) una grande agenzia bancaria con finalità più etiche che di riciclaggio di denaro.  Con un paragone un po' spericolato ma certamente non improprio, si può dire che Francesco abbia infilato l'Evangelii Gaudium nelle tasche delle lobbies finanziarie che giocavano con lo Ior, a loro insaputa. Una portata rivoluzionaria di gran lunga più importante rispetto a qualsiasi motu proprio o enciclica generalista. Insomma, il papa va avanti p