Dopo la strage di Parigi: le parole del papa fanno discutere
Le
parole di papa Francesco riguardo il rispetto che si dovrebbe avere per ogni
fede, dette in risposta alle domande dei giornalisti presenti nell’aereo che li
portava nelle Filippine, inseriscono un contributo importante al dibattito sviluppatosi
all’indomani del tragico avvenimento della strage di Parigi. Nessuno, infatti, e
tantomeno il papa, cerca giustificazioni (e non potrebbe essere altrimenti) per
l’errore e l’orrore di quello che è successo nella redazione del giornale
satirico parigino. In questo senso, la risposta solidale all’eccidio che
l’opinione pubblica e i governi europei hanno dato è stata esemplare. Ancor di
più di ieri, oggi l’Europa libera e pluralista difende tutta insieme uno dei
principi cardini delle libertà fondamentali di ogni uomo, e cioè la libertà d’espressione.
Nello stesso tempo, però, il papa aiuta tutti noi a pensare non tanto al “cosiddetto”
limite della satira che, ovviamente, è regolato in ogni Paese con la propria giurisprudenza
(c’è da ricordare, comunque, che in Francia la blasfemia non è reato), ma a
quanto la libertà di ogni uomo sia realmente “libera” se reca con sé il
rispetto verso l’Altro, chiunque esso sia. La fede, la religione, e l’aspetto spirituale
di ogni vita umana, fanno parte delle conquiste laiche di un’Europa unita e fanno
i conti con la coscienza di ogni uomo.
La
Rivoluzione francese ci ha consegnato la libertà come grande insegnamento di
civiltà. La stessa fortuna non hanno avuto gli altri due termini legati ad
essa: fraternità ed eguaglianza. La libertà, da sola, perde di autorevolezza. E
se nell’Europa di oggi la libertà d’espressione è sacra, altrettanto sacra deve essere la scelta di rispettare
ogni fede e ogni credo. La satira forse nemmeno c’entra nulla. Perché alcune di
quelle vignette non erano satira, che pur deve essere un pugno nello stomaco
del lettore, ma disegni che offendevano, o laicamente provocavano, l’intima
coscienza di alcune persone, musulmane o cristiane.
Nell’Europa
nata dalla tradizione giudaico-cristiana, e nell’Europa di oggi, laica,
pluralista, e multietnica, libertà e rispetto della coscienza di ogni credente
o non credente camminano insieme. L’offesa di ogni coscienza non può essere un
diritto inalienabile.
Se
qualcuno ha pensato alle parole del papa come uno sfogo per difendere il proprio
orticello, ha sbagliato strada. In realtà in queste parole di Francesco c’è l’ansia
e la preoccupazione di tracciare percorsi etici e, perché no, civili, verso una
nuova geopolitica europea dove l’accoglienza, la tolleranza e le leggi non
possano non considerare i problemi inerenti la coscienza di ogni uomo.
A
chi prospetta, anche tra i cattolici, guerre sante o crociate moderne, il papa
risponde in realtà con il sorriso delle sue armi spuntate: libertà, rispetto e
coscienza sono l’architrave di una civiltà basata sulla libertà, la pace e l’eguaglianza.
Sapendo, tuttavia, che la coscienza non si regola per legge, ma è un patrimonio
di tutti, laici, atei, agnostici, cristiani, ebrei, musulmani. E disegnatori
satirici.
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