Firenze: la Chiesa italiana volta pagina

Da oggi, giorno 10 novembre dell'anno del Signore 2015, la Chiesa italiana volta pagina. Dopo il discorso di Francesco nulla è più come prima, perché nulla può più essere come prima. Elencando quali siano i vizi e i peccati da evitare - in primis l'uso del potere fine a se stesso e l'uso del denaro - papa Francesco si lancia in una dura reprimenda indirizzata alla Chiesa italiana, in particolare rivolta ai pastori, mettendoli in guardia da ciò che li allontana dal Vangelo della buona notizia e allo stesso tempo indicando il percorso migliore, e più semplice, per rimettersi alla sequela di Gesù Cristo: le beatitudini.
Parole che sono una condanna definitiva ai recenti trenta anni della Chiesa italiana, dove la Chiesa si è chiusa in un irrigidimento pastorale e politico attorno ai valori negoziabili e a una religione civile pronta alla mediazione con qualsiasi potere di turno pur di ottenere privilegi temporali. Ma, nello stesso tempo, immaginando una Chiesa nuova in cammino con le beatitudini che nascono dal strada, dell'incontro con l'altro, dalla misericordia e dalla tenerezza.
Non c'è nulla di prefigurato o di sicuro nella strada che consiglia papa Francesco. Anzi, c'è quel rischio consapevole che bisogna sporcarsi le mani per vivere il Vangelo in maniera più autentico possibile.
Nel racconto di Francesco, c'è tutto un mondo di volti che sono stati nascosti per molto tempo. I cristiani per bene cacciati via dalle parrocchie e dai consigli pastorali, quelli un po' intimoriti che hanno mantenuto il silenzio in un'obbedienza a volte cieca e china di fronte ai desiderata dei vescovi, magari per salvare poltrone e privilegi personali. Ci sono i lontani, i dubbiosi, i cercatori di profezia che alla maggioranza degli atei devoti sono stati costretti a mendicare minoranza spirituale ed emarginazione pastorale. C'è tutta la teologia creativa e profetica della fede che ama la terra, e la teologia che odora di donna, messe a tacere. E ci sono anche tutti quelli che attraverso l'associazionismo, i gruppi, e le storie individuali di raro servizio pastorale e sociale, hanno attraversato questi lunghi  anni di crisi e di conquista della società - ovviamente tentazione mai riuscita - in un'attività instancabile di servizio e dono di sé.
La Chiesa di papa Francesco è una Chiesa in uscita dalle parrocchie, in uscita dalle curie, in uscita dalle sagrestie per essere ancora oggi sale e lievito di un mondo che ha bisogno del suo abbraccio.
La domanda, semmai, è un'altra, dopo un discorso del genere: sono pronti i nostri vescovi a recepire per intero le indicazioni di Francesco? Vescovi e pastori che proprio in quella Chiesa sono nati, cresciuti e allevati? Vescovi e anche parroci che senza la "struttura" si sentirebbero persi? 
Questo è il punto. Certo, indietro non si torna. E, nello stesso tempo, tutti hanno visto quante resistenze ecclesiali comporti il progetto di riforma della Chiesa che ha in mente Francesco. Nonostante ciò, le nomine episcopali che il papa sta facendo negli ultimi mesi sono evidenti di una volontà di cambiare le cose davvero dal basso. È un processo certo lungo, ma non dai tempi biblici. 
Già altre volte i papi sono entrati a muso duro nelle vicende della Chiesa italiana, basti pensare a Loreto nel 1985 dove Giovanni Paolo II mise forza alla Chiesa dei movimenti, riducendo al silenzio personaggi del calibro di Carlo Maria Martini e all'epoca, del presidente della Cei, il monaco card. Ballestrero.
Ma oggi, trent'anni dopo, proprio il card. Martini, attraverso il suo allievo preferito, quel gesuita di nome Bergoglio oggi divenuto papa, si prende la sua rivincita.
Oggi, dopo una lunga strada dove l'emarginazione ecclesiale è stata la forma più amata da pontefici e vescovi per calibrare la fedeltà di laici e clerici, si riconosce che una Chiesa dell'inclusione è una Chiesa povera e a favore dei poveri, misericordiosa e accogliente. Una scommessa radicata sul Vangelo delle beatitudini.
E a vedere le facce un po' stupite di alcuni dei vescovi presenti a Firenze, si è capito come stavolta papa Francesco faccia sul serio. Nulla è più come prima. La rivoluzione continua.

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