Diario del Sinodo /3. Santo laico Consiglio pastorale


Non deve apparire strano il fatto che questa notizia vada inserita nel diario del Sinodo: c’è un nesso. La diocesi di Roma, infatti – dove, ricordiamo, il vescovo è il Papa – ha presentato lo scorso 6 ottobre, a Sinodo appena iniziato, il Piano pastorale della diocesi e soprattutto lo Statuto del Consiglio pastorale parrocchiale. Dico “soprattutto” perché la diocesi di Roma – vista la sua giovane e peculiare storia pastorale che si intreccia con il fatto che a Roma c’è il Vaticano – non ha mai avuto un’uniformità nell’attuazione dei Consigli pastorali. Alcune parrocchie ce li hanno, altre no (e siamo nel 2023…), altre fanno finta di avercelo e altre ancora ce lo hanno ma fanno in modo di non farlo funzionare.

 

Andiamo dunque a scandagliare il nuovo Statuto, che, in cammino con il Sinodo dei Vescovi, si presta a delle sostanziali novità pastorali.

 

Il Consiglio pastorale parrocchiale (Cpp) è innanzitutto «l’organismo ordinario della comunione ecclesiale, del discernimento comunitario e della corresponsabilità» dei fedeli, al servizio della missione di una Chiesa «costitutivamente sinodale», e rappresenta l’intera comunità nell’unità della fede e nella varietà dei carismi e ministeri. Insieme agli altri organi sinodali, esso deve essere «uno spazio aperto, dove ciascuno trovi posto, abbia la possibilità di prendere la parola, sentendosi ascoltato e imparando ad ascoltare»Nel Cpp si esprime a titolo consultivo la collaborazione tra i pastori e i fedeli nel discernimento in merito all’attività pastorale della parrocchia, in comunione con il Vescovo e in sintonia con il Piano Pastorale.

 

Riflessione. Troviamo per la prima volta il termine corresponsabilità, e una Chiesa costitutivamente sinodale. Benissimo. Salvo poi dire che la collaborazione è a titolo consultivo e non esecutivo. Concretamente: i laici collaborino, ma poi chi decide è il parroco (come sempre). Comunque il fatto che si metta nero su bianco tutto ciò, è un passo avanti.

 

Finalità del Cpp

Il Cpp ha le seguenti finalità̀: «progettare, accompagnare, sostenere e verificarl’attività pastorale della comunità parrocchiale» – e qui ci siamo –; «ascoltare la voce dello Spirito Santo che si manifesta anche oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale e religiosa» e «apre nuove comprensioni del contenuto della Rivelazione» – un’apertura interessante rivolto a chi è in ricerca  –; riflettere sulla situazione della comunità parrocchiale e dellintera popolazione del territorio, «curando uno stile sinceramente ospitale, animati dalla spinta di chi esce a cercare i tanti esiliati dalla Chiesa, gli invisibili e i senza parola della società» – si vede la mano di Francesco –; individuare le esigenze pastorali e culturali della parrocchia e del territorio e proporre ai pastori gli interventi opportunipromuovere «slancio», «stile» e «pratiche sinodali» – sempre “proporre” e mai decidere…– fornire al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici le indicazioni e i criteri di fondo per lamministrazione dei beni e delle strutture della parrocchia, in base alle esigenze pastorali individuate – una responsabilità maggiore dei laici riguardo la sostenibilità economica della parrocchia. Finalmente! Il “fai-da-te” del parroco economo tuttofare ha combinato disastri a non finire ed è ora di porvi rimedio (è anche vero, al contrario, che molti laici collaboratori del parroco in ambito economico hanno avallato spesso uno stile non proprio sobrio e oculato nell’ambito della gestione di una parrocchia).

 

Il Cpp dura in carica quattro anni. In caso di nomina di un nuovo parroco il Cpp rimane nelle sue funzioni un annoal termine del quale decade e deve essere rinnovato. 

Il Cpp è composto da membri di dirittomembri eletti e membri nominati «assicurandosi di dare voce a tutte le rappresentanze del popolo di Dio»

Sono membri di diritto: Il Parroco e il Viceparrocoi diaconi con incarico pastorale conferito dal Vescovo per la comunità; una coppia nominata dal Parroco, sempre con particolare attenzione all’accompagnamento, discernimento integrazione delle «situazionimperfette», «complesse» o «dette “irregolari”», il Segretario del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici – notiamo con favore il fatto che i membri di diritto si contino sulle dita di una mano e che la coppia nominata dal parroco sia irregolare –. 

 

Sono membri eletti:

2 rappresentanti dei presbiteri presenti nel territorio parrocchiale; rappresentanti dei religiosi presenti nel territorio parrocchiale; 2 rappresentanti degli operatori e animatori delle aree dell’azione pastorale (liturgia, catechesi, carità e missione); rappresentanti dei gruppi ecclesiali presenti in Parrocchia; 3 rappresentanti della comunità dei fedeli; 2 rappresentanti dei giovani.

Per l’elezione dei suddetti membri si possono organizzare delle Assemblee Parrocchiali in cui vengono date le disponibilità i singoli fedeli esprimono le loro adesioni.

Udite udite: c’è la parola “elezioni”. Tutte le parrocchie della diocesi saranno obbligate a indire elezioni democratiche. Quasi un’eresia. Ma lo faranno?

 

«Tenendo poi conto della concreta realtà di ogni parrocchia si faccia il possibile affinché, tra i membri del Cpp eletti o nominati, vi siano figure operanti negli ambiti della povertà e delle migrazioni, della scuola e dell’università, della cultura, dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, della salute (a partire dagli anziani e dalle persone diversamente abili), del carcere, del lavoro, dell’ambiente, dello sport». 

 

I membri del CPP devono essere maggiorenni, aver completato l’iniziazione cristiana, essere operanti stabilmente in Parrocchia, essere in piena comunione con la Chiesa cattolica. Non possono assumere mansioni direttive nel Cpp coloro che occupano ruoli direttivi nei movimenti politici e sindacali. 

I membri eletti e i membri nominati non possono svolgere più di due mandati consecutivi

 

Insomma: buone notizie dall’urbe cattolica. D’altronde, il passato non esisteva e le consuetudini ecclesiali, almeno a Roma, sono sempre difficili da accettare e condividere in toto. 

Chissà cosa ne pensano i parroci romani. E tutti quei laici che timbrano il cartellino del catechista a vita. Cercheremo di raccontarlo in una prossima puntata.

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