Christian Albini, il teologo della porta accanto

Articolo pubblicato su Famiglia Cristiana il 9 gennaio 

Il 4 gennaio, in uno degli ultimi post per il suo blog web Sperare per tutti, Christian Albini aveva scritto, pregando il Salmo “Nella pace mi corico e presto mi addormento solitario nella speranza mi fai riposare, Signore”: «la pace spesso non c'è. Vivere è anche lottare per conservare la speranza. Soli con la speranza, quando tutto ciò che hai. La battaglia della fede è anche perseverare a sperare, anche quando la speranza è un filo esile o manca del tutto».
Così, in silenzio e con la mitezza che ha contraddistinto tutta la sua vita, il 9 gennaio si è spento il teologo Christian Albini, a causa di una recrudescenza improvvisa di una male curato anni fa.

Nato a Crema nel 1973, moglie e tre figli, era insegnante e teologo raffinato e molto amato. Coordinatore del Centro di Spiritualità della diocesi di Crema e collaboratore della rivista Jesus con la rubrica “Un popolo chiamato Chiesa”, aveva perfettamente incarnato la teologia “casa per casa”, raccontandola anche ai non credenti e a coloro che non la bazzicano molto, e spiegandola nei convegni e nei tanti incontri avuti nelle parrocchie e nelle associazioni sparse per il paese, e anche nei giornali, nelle interviste radiofoniche. Non è un caso che il settimanale Credere, nell’aprile scorso, titolava così un articolo a lui dedicato: “Il teologo con i piatti da lavare”.

Un teologia “precaria”, la sua, nel senso di un lento camminare, nomade, sui passi della Chiesa del sorriso e della speranza. Alcuni giorni fa aveva scritto ai suoi amici di facebook come non potesse seguire con la consueta diligenza i suoi post a causa di una condizione “fisica precaria”.
Teologia e vita per Christian Abini sono due facce della stessa medaglia. Si incontrano, si vogliono bene, dialogano, qualche volta discutono a viso aperto, ma sempre discretamente, quasi sussurrando le parole. Un racconto sulla bellezza del creato che però si avvicina immediatamente alle piccole cose di ogni giorno, quasi una scelta sentimentale verso quella “piccola Chiesa” così descritta bene da Carlo Carretto e “quel” sogno di un Concilio Vaticano II rinnovato, e condiviso nelle comunità di appartenenza.

Teologo fuori dalla burocrazia ecclesiale e da un’informazione religiosa, a volte, malata di “eccesso di Vaticano”, era invece esperto di ecumenismo e di pace, di mitezza e speranza. E innamorato di misericordia. I suoi iscritti e i suoi libri sono lì a dimostrarlo. Gli autori preferiti: Hannah Arendt, Dietrich Bonhoeffer, Thomas Merton. E poi i titoli, che dicono quanto cercasse il volto dell’uomo nel figlio dell’Uomo: Sopportare pazientemente le persone moleste (2016); Cerco parole buone (2016); L’arte della misericordia (2015); Benedire la vita (2015); Luoghi della speranza (2014); Il Dio degli ultimi posti (2005). In e-book troviamo ad esempio Liberaci dal denaro. Fede, ricchezza e povertà dal Vangelo a papa Francesco.


Infine l’amicizia, tra le persone e nella comunità ecclesiale, dono che ogni studioso della Parola dovrebbe portare sempre con sé. Christian l’ha coltivata con pudore e franchezza, trovandole casa in quella Chiesa del sorriso che ha praticato nella sua vita e che ora starà gustando nella sua completezza vicino al Dio della pace e dei giusti.

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